Il Corallo Rosso Sardo

Sin dall'antichità è considerato un mistero del mare, uno dei tesori più preziosi degli abissi sardi.

Sospeso tra regno vegetale e animale, il corallo ha rappresentato per un lungo tempo un vero enigma.

I nostri antenati lo vedevano rilucere levigato dall'acqua tra gli infiniti e finissimi banchi di soffice sabbia.

Già da allora trovare un pezzetto di quella pietra rossa, era di buon auspicio.

Solo nel 1800 la scienza riuscì a capire che in realtà il corallo è formato da un insieme di polipi, microorganismi marini che si aggregano fondendosi insieme rilasciando depositi calcarei.

L'etimologia araba della parola porta a goral i sassolini che venivano usati nei riti oracolari nel Mediterraneo e in Asia Minore.

Secondo Ovidio il corallo si originò dal sangue della testa della gorgone Medusa recisa da Perseo.

La variante isolana di questa opera d'arte marina è una delle più pregiate al mondo: il corallium rubrum delle coste sarde, considerato l'oro rosso.

Un prodigio che si origina sott'acqua e i cui poteri erano considerati estesi. Si pensava, infatti, che il corallo scacciasse gli spiriti maligni, influisse nella realizzazione dei desideri e custodisse i soldati durante una battaglia.

Veniva anche ridotto in polvere, consacrato e seminato perché favorisse i raccolti.

Proteggeva chi decideva di varcare il mare e respingeva persino gli incubi e i fulmini.

È un dono della natura che preserva dentro di sè l'energia vitale del mare utilizzato, quindi, per i suoi benefici influssi. Nel periodo romano i talismani più diffusi erano le "res turpiculae" coralli contro il malocchio scolpiti con delle fogge apotropaiche che venivano appesi alle vesti dei fanciulli.

In voga erano anche i cammei, molti dei quali ritrovati arando le campagne e usati per adornare i costumi tradizionali.

Il corallo decorava e decora ancora gli amuleti sardi che, grazie alla presenza della pietra rossa, rafforzano il potere di respingere ogni male con l'imprecazione implicita "Gai ti si acan sos ocros!".

Particolare amuleto, destinato esclusivamente alle femmine, è su sorighe nuscru: una conchiglia porcellanata incastonata in argento arricchita dal corallo.

Una delle caratteristiche della gioielleria sarda era proprio questa: gli ornamenti racchiudono in sè il mondo magico misterico che l'Isola ha da sempre espresso nella sua cultura e tradizione.

Il corallo era poi legato in particolar modo al mondo delle donne: la variante bianca propiziava il flusso latteo nelle puerpere, quella rosso era anti-emorragia.

È senza dubbio una delle pietra predilette che meglio si sposa coi colori degli abiti e dei costumi delle donne sarde. Dagli orecchini a goccia allungata al ciondolo crocetta, ai fili di perle.

Enigmi ancora da scoprire e sterminata bellezza che incanta la vista e il cuore si nascondono, così, in una pietra legata al mare e alla terra sarda che la custodisce.

E’ la sua intensa colorazione, la qualità, la compattezza ma soprattutto la fama di abbondanza che rendono il corallo rosso sardo uno dei più pregiati di tutto il Mediterraneo.

Un tempo pescato grazie alla tecnica dell’ingegno a croce di Sant’Andrea con un devastante impatto ambientale, oggi la pesca dell’oro rosso è sottoposta a controlli piuttosto rigidi.

E’ consentita esclusivamente a corallari esperti ed autorizzati e all’anno vengono concesse non più di 25 autorizzazioni da sfruttarsi fra maggio e ottobre, periodi durante i quali è consentito il suo prelievo.

La pesca è permessa esclusivamente in immersione e con l’utilizzo della sola piccozza a una profondità non inferiore agli ottanta metri. Perfino l’utilizzo dei R.O.V., evoluti robot sottomarini, è stato vietato: tutto in nome di uno sfruttamento razionale e sostenibile della risorsa.

L’esigenza oggi più sentita d'altronde è quella di tutelare il corallo rosso e il suo habitat sottomarino; l’obiettivo è perseguito grazie ad attenti controlli, norme chiare che regolamentano il suo prelievo e investimenti sulla ricerca.

Figlio del mare, il corallo ha trovato in Sardegna una gratificante simbiosi con l’oro e la gioielleria.

In grado, secondo la tradizione di scacciare la cattiva sorte, il corallo rosso dopo la pesca è sottoposto a un’elaborata lavorazione artistica che mette in luce tutte le sue migliori qualità.

L’incisione e il liscio sono le due lavorazioni più comuni grazie alle quali il corallo, dalle forme sinuose e tipicamente ondulate, si trasforma in vere e proprie opere d’arte da incastonare in preziosi monili.