L'oro

L’oro, il cui nome deriva dal latino aurum cioè alba scintillante, è un metallo malleabile di colore giallo, caratterizzato da un’elevata resistenza alla corrosione.

Questa sua peculiarità ne ha fatto un materiale ideale per la coniazione di monete e per la produzione di gioielli.

L’oro è usato anche in odontoiatria, in elettronica e per strumenti da laboratorio.

Si estrae allo stato elementare o da leghe naturali e si trova sotto forma di pepite, grani e pagliuzze nelle rocce e nei depositi alluvionali.

Quando è in lega con altri metalli la sua purezza è misurata in carati, ossia su una scala che considera l’oro puro a 24 carati, oppure con un valore compreso tra zero e uno a tre cifre decimali o una frazione in millesimi (18 carati = 18/24 = 0,750 = 750/1000 = 75%).

ORO

Ogni gioiello deve riportare l’indicazione della quantità d’oro contenuta ed il marchio d’identificazione del produttore.

In Italia, la quantità d’oro è espressa in millesimi e, in breve, viene definita “titolo”.

Il “titolo” più in uso è il “750‰”, che vuol dire che il gioiello è costituito da 750 parti di oro puro e da 250 parti di altri metalli, normalmente argento e rame.

La “lega” è voluta per consentire al gioiello una maggior resistenza all’usura ed alla deformazione, rispetto all’oro puro che – come noto – è un metallo “tenero” e facilmente malleabile.

L’indicazione del “titolo” viene rappresentata iscritta in una figura geometrica, a secondo del suo titolo.

L’oro con titolo di lega “750‰”, è comunemente definito “oro a 18 carati”

L’oro si dice invece “puro” quando raggiunge il titolo di 999 ‰, denominato anche “oro a 24 carati”.

Origine della misura in “carati”

Il carato è una unità di misura identificata in 0,2 grammi.

La parola deriva dall’arabo “qīrāṭ” e significa “ventiquattresima parte”.

Anche i greci, adottavano una misura simile, il “kerátion“, riferito ai semi di carrubo ritenuti avere un peso uniforme, pari a circa 1/5 di grammo. In verità è una leggenda ormai sfatata che i semi di carrubo abbiano tutti lo stesso peso , tuttavia l’uso del termine “carato” e la sua dimensione sono tutt’oggi in uso, oltre che nel settore dell’oreficeria, anche in quello delle pietre preziose e delle perle. Per quanto riguarda l’oro, il termine carato è universalmente accettato ed identifica le parti d’oro in una lega espressa in ventiquattresimi, come da origini arabe.

L’oro puro viene quindi indicato come “oro 24 carati”, ovvero ventiquattro ventiquattresimi (24/24)

Nelle leghe d’oro un carato equivale dunque ad una di parte d’oro sul totale delle 24 parti che costituiscono la lega.

La definizione “oro a 18 carati” indica che la lega è costituita da 18 parti d’oro puro e 6 parti di altri metalli.

La sigla con la quale viene abbreviata la parola “carato” differisce a seconda che si tratti d’oro o di pietre preziose.

Nel caso dell’oro, l’abbreviativo è “kt” o solamente “k”, mentre per le pietre preziose e le perle, la sigla abbreviativa è “Ct”.

Pertanto avremo che l’oro potrà essere indicato, per esempio, come segue:

Oro puro: “oro 999 ‰”, equivalente a “oro 24 kt”, oppure a “oro 24k”.

Oro in lega: oro 750 ‰, equivalente a “oro 18 kt”, oppure “oro 18k

Per le pietre preziose e le perle, invece, il carato assume il valore sopracitato di 0.2 grammi.

Pertanto l’indicazione riportata a fronte di un diamante significherà – per esempio – che di un Diamante di Ct 1,50 equivale a 0,30 grammi.